martedì 30 dicembre 2008

TEMATICHE: La storia del santino attraverso l'iconografia di San Francesco di Paola (PARTE SECONDA)


<<...>> Successivamente, venuto meno l'interesse nei confronti del santino, ne diminuisce la stampa e la sua diffusione ed esso diviene dalla metà del novecento fino ai nostri giorni solo un prodotto di serie qualitativamente mediocre.
Anche i santini che ritraggono San Francesco di Paola riflettono il gusto e le tendenze generali del mercato, dei quali abbiamo parlato precedentemente: una notevole quantità è stata stampata durante il XIX sec., si tratta per lo più di incisioni realizzate con varie tecniche, di cromolitografie e di santini cosiddetti liberty, unitamente a quelli più recenti.
La figura carismatica di San Francesco di Paola ha ispirato nel corso dei secoli illustri artisti, come P. Nogari e L. Calvi, G. De Ribera, G. B. Tiepolo, B. E. Murillo, il Sassoferrato, M. Preti e S. Ricci, solo per citarne alcuni.
La gran parte delle incisioni e dei santini sono riconducibili alle opere eseguite da questi artisti, ma è praticamente impossibile farne un elenco completo, sebbene io ne abbia catalogate diverse centinaia di varianti.
Giancarlo Gualtieri
Nella foto, santino popolare degli anni '20, cromolitografia fustellata, produzione italiana, raffigurante il Santo, cm 5,8 x 10,9.



sabato 27 dicembre 2008

TEMATICHE: La storia del santino attraverso l'iconografia di San Francesco di Paola (PARTE PRIMA)


E' con immenso piacere che ospito su questo blog l'articolo inviatomi dall'amico Giancarlo Gualtieri, ritengo il maggiore collezionista di immaginette su San Francesco di Paola.
<<...>> Di questo Santo ormai posseggo un numero considerevole di incisioni e di santini con le raffigurazioni più svariate.
Il ritratto più verosimile di San Francesco di Paola lo eseguì il pittore francese Jean Bourdichon (1457 .ca - 1521) che realizzò l'opera utilizzando la maschera funeraria di gesso del volto del Santo.
A questo dipinto, donato al Papa Leone X dal re di Francia Luigi XII in occasione della sua canonizzazione e purtroppo andato disperso, si ispirarono numerosi incisori famosi, come ad esempio F. Villamoena (1624) e M. Lasnè (1645).
Per quanto riguarda i santini in generale, i primi esemplari iniziano a circolare durante il XVI secolo, si tratta però di stampe preziose su pergamene miniate, prodotte per un numero ristretto di persone. Nel XVII e XVIII secolo i santini vengono eseguiti con particolare cura e virtuosismo, essendo il prodotto del lavoro minuzioso di abili artigiani e di pazienti suore.
Questi santini, oggi molto rari e difficili da trovarsi, prendono il nome di canivets (dal francese "temperino" che è lo strumento usato per intagliarli) e sono delle pergamene di piccolo formato, tali da poter essere conservati da ogni fedele nel proprio messale; presentano al centro la figura di un Santo dipinto a mano e contornata o da un ovale floreale o da un piccolo altarino, da cui si diramano minutissimi intagli che imitano i motivi decorativi dei merletti.
Nel corso del XIX secolo gradualmente la carta prende il posto della pergamena, si perfezionano le tecniche di stampa, per cui si riproducono gli antichi canivets, ma in modo industriale e si ha così un'enorme diffusione del santino.
Le case tipografiche più importanti sono soprattutto in Francia, come Turgis, Bouasse-Lebel o Lamarche.
In seguito si passa alle cromolitografie che vengono stampate fino ai primi decenni del XX secolo. Contemporaneamente con la diffusione dello stile liberty si ha una grande produzione di santini anche in Italia, come ad esempio quelli prodotti dalla litoleografia San Giuseppe di Modena <<....>>
(continua)
Nella foto, incisione di inizio XIX secolo, realizzata da F. Apicella, Napoli.


martedì 23 dicembre 2008

Canivet e manufatte


Succede spesso che alcuni venditori, per ignoranza o per capziosità, usino in modo arbitrario il termine canivet, per indicare in generale diverse produzioni.
Tecnicamente per canivet si intende un'immaginetta religiosa prodotta nei secoli XVIII e XIX in Europa, di provenienza conventuale, interamente realizzata a mano. Caratteristiche peculiari sono il materiale, costituito da pergamena o carta su cui viene effettuato l'intaglio mediante un particolare taglierino detto canif, termine da cui deriva appunto canivet. Al centro è posta una miniatura, anch'essa interamente disegnata e colorata a mano.
Se il canivet è dunque un manufatto, non tutti i manufatti sono canivets.
Molti, ad esempio, confondono le vestite con i canivets per il semplice fatto che sono realizzate anch'esse a mano, ma tuttavia sono molto diverse da questi, pur condividendo con essi il fondo di carta intagliato o puntinato ad ago.
Nella foto, un'immaginetta vestita del XIX secolo, puntinata ad ago, cm 6 x 11,5, con applicazioni di carta dorata e lustrini e naturalmente il viso realizzato in cromolitografia.
Quotazione min. Euro 80,00 - max 160,00.

domenica 21 dicembre 2008

Santa Lega Eucaristica: dieci anni di collezionismo


Chi segue questo blog o è solito, da qualche anno, girare per mostre, mercati, antiquari e aste on line, potrà confermare che le cromolitografie della Santa Lega Eucaristica di Milano, nel giro di un decennio hanno visto accrescere, raddoppiare e in alcuni casi quadruplicare, le proprie quotazioni.
Il riferimento è in particolare alla Serie Comune (1-340) e, da un paio d'anni, anche alla Serie 9000.
Negli anni '90, si poteva acquistare una cromolitografia della Santa Lega Eucaristica, indifferentemente dalla serie, con circa 3.000 di vecchie lire, più o meno il prezzo che avevano altre cromolitografie di altre case editrici.
Agli inizi del 1999, le quotazioni si aggiravano da un minimo di Lire 6.000 ad un massimo di 12.000 (in Euro 3,10 - 6,20), per quelle della Serie Comune e da Lire 4.000 a Lire 7.000, (in Euro 2,07 - 3,62) per quelle della Serie 9000.
La differenziazione definitiva fra le due serie è avvenuta con la pubblicazione del catalogo Barbieri, a cura di EnzoPagliara che nel pubblicare quasi tutte le immagini della Serie Comune ha fatto accrescere l'interesse dei collezionisti, principalmente per la serie ed in generale per tutta la produzione della casa editrice.
Arrivando ad oggi, le quotazioni minime della Serie Comune superano Euro 8,00 e la massima ha già superato i 30 Euro; mentre quelle della Serie 9000 vanno da un minimo di Euro 5,50 a un massimo di 12,00.
Nella foto, la n. 130 della Serie Comune, raffigurante S. Fracesco da Paola.

giovedì 18 dicembre 2008

Gli strumenti del collezionista di santini


Il collezionismo dei santini rientra nel genere più ampio del collezionismo cartaceo. Ad esso vi appartengono anche il collezionismo di stampe, di cartoline, di francobolli, di marche, di banconote. Con queste ultime tipologie, il nostro condivide anche l'utilizzo dei medesimi (o quasi) strumenti e accessori.
In primis, com'è ovvio, il collezionista di santini si servirà di raccoglitori. Ideali sono gli album realizzati interamente in cartone, dove alloggiare le immaginette. Per le antiche incisioni, per le miniature o canivets, personalmente utilizzo gli album per la sistemazione dei francobolli, con fogli separati da velina e con le strisce in pergamino. Per le cromolitografie e quelle più moderne dovrebbero andare bene anche i raccoglitori provvisti di tasche in acetato che, a differenza della plastica, dovrebbe impedire l'attaccamento dei colori (parliamo delle cromolito) alla tasca stessa. Da evitare assolutamente le tasche in plastica semplice.
Altro strumento importante è una pinzetta. Le mani infatti posso lasciare sulla carta residui vari di sporco. Sono perfette quelle per francobolli con le punte arrotondate e lisce.
Una lente d'ingrandimento contafili per grafici è utilissima per esaminare elementi non facilmente visibili ad occhio, come la firma dell'incisore, ad esempio.
Uno schedario o un programma software per archiviare i santini.
Cataloghi e libri guida per conoscere tipologie e caratteristiche dei pezzi.
Infine, un computer con connessione a internet per seguire il mio blog (consentitemi un po di pubblicità).
Nella foto, particolare ingrandito di un santino-incisione di I. Busch (Augsburg, sec. XVIII).