Si sa, non tutti collezionano i canivets. Per alcuni hanno delle quotazioni molto alte che li rendono proibitivi, ma - strano a dirsi! - ci sono molti collezionisti a cui non interessano, semplicemente perché non piacciono.
Ovviamente, c'è anche chi colleziona "solo" canivets.
E' anche vero che in una collezione generica il canivet non può mancare: fa parte della storia della produzione del santino, non solo come manufatto conventuale, ma anche perché costituì il modello a imitazione del quale fu realizzata la produzione ottocentesca sansulpiciana.
Non a caso anche oggi sono conosciuti con il nome di canivets meccanici proprio quelli prodotti dalle case editrici francesi, da Maison Basset a Turgis, a Bouasse-Lebel, caratterizzati da pizzi e merletti, a imitazione degli intagli dei canivets settecenteschi.
Nella foto tratta a Ebay.it, canivet su carta del XVII secolo, colorato a mano, area tedesca, cm 12,5 x 7,5.
Ovviamente, c'è anche chi colleziona "solo" canivets.
E' anche vero che in una collezione generica il canivet non può mancare: fa parte della storia della produzione del santino, non solo come manufatto conventuale, ma anche perché costituì il modello a imitazione del quale fu realizzata la produzione ottocentesca sansulpiciana.
Non a caso anche oggi sono conosciuti con il nome di canivets meccanici proprio quelli prodotti dalle case editrici francesi, da Maison Basset a Turgis, a Bouasse-Lebel, caratterizzati da pizzi e merletti, a imitazione degli intagli dei canivets settecenteschi.
Nella foto tratta a Ebay.it, canivet su carta del XVII secolo, colorato a mano, area tedesca, cm 12,5 x 7,5.
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