giovedì 1 maggio 2008

Carta e filigrana


Elemento essenziale del santino è la carta. Perché il santino o l'immaginetta devozionale siano tali, devono essere costituiti interamente, o comunque prevalentemente da carta. Questa potrà essere di diversi tipi e con caratteristiche diverse che dipendono dalla consistenza o dalla filigrana. Quest'ultima è di fondamentale importanza perché consente di risalire con una certa attendibilità alla paternità e al periodo in cui è stato stampato il pezzo.

Com'è noto, la filigrana consiste in un disegno, di solito un simbolo, che è possibile intravedere ponendo il pezzo di carta in controluce. Chi conosce le incisioni del Callot, ad esempio, sa anche che utilizzava per filigrana il giglio inscritto in un cerchio.

Ma che succede nel caso in cui si è di fronte a un'incisione, su carta antica, ma senza filigrana? Si è di fronte a un falso? E cosa deve fare il collezionista? Privilegiare il soggetto, stampato con una matrice originale, oppure la carta? Non voglio addentrarmi in questioni affrontate da anni da esperti del campo. Da collezionista mi sento di dire che un santino/incisione stampato da una matrice originale, ma su carta diversa da quella utilizzata originariamente, magari appartenente a epoca successiva, è tuttavia validissimo da collezionare e deve trovare posto nell'ambito della collezione. Certo, poi si discuterà sulla tiratura, sul numero di pezzi stampati, su chi ha stampato, ecc. e ciò potrà influire sul valore di mercato e collezionistico.

Ma ciò che motiva il collezionista è principalmente la sua passione.

(L'immaginetta/incisione riprodotta nella foto, appartenente alla mia collezione privata, è del Callot e fa parte del suo Martirologio)

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