sabato 26 aprile 2008

Collezione o raccolta?

Con il termine “collezione” si vuole indicare la raccolta sistematica e ordinata secondo determinati e prestabiliti criteri di catalogazione e di classificazione di un numero limitato di oggetti. Ciò che contraddistingue il collezionista da colui che fa semplice raccolta è che quest’ultimo raccoglie, semplicemente mette da parte, accumula in modo non sistematico, senza alcun criterio gli oggetti della propria passione o hobby.

Perché si possa parlare di vera collezione, essa deve essere ordinata e limitata. È praticamente assurdo anche solo pensare di “collezionare” tutti i tipi di immaginette, italiane ed estere, che sono state prodotte e messe in circolazione in oltre tre secoli di storia. Solo chi non ha idea della ricchissima, oserei dire infinita, produzione può pretendere di fare una collezione generale, raccogliendone di ogni tipo, periodo e paese.

Una collezione seria è pertanto una collezione limitata. Nel caso nostro, avremo bisogno di criteri di classificazione che partono dalle due grandi species dei santini e delle immaginette devozionali per spandersi nei numerosi criteri di catalogazione (di cui ho già accennato in un altro post).

Possiamo già dire che la collezione perfetta è senz’altro quella della quale si conosce l’inizio e la fine. Tuttavia, nel caso delle immaginette religiose, è raro conoscere, e quindi, catalogare tutti i pezzi appartenenti a una determinata categoria. I numerosi cataloghi pubblicati sino ad ora, purtroppo sono quasi tutti generalisti, in quanto riproducono alcuni pezzi di questa o quella collezione, e comunque riconducibili a più criteri di classificazione. Un serio tentativo è stato fatto qualche anno fa per la serie comune, o prima serie, della produzione di immaginette edite dalla Santa Lega Eucaristica di Milano, grazie all’opera di collezionisti e studiosi della materia.

Bisogna dire grazie ai collezionisti infatti se oggi abbiamo potuto ricostruire, e non parlo ovviamente solo del nostro settore, parte dell’evoluzione sociale e culturale della storia, perché sono proprio loro che per passione conservano gelosamente pezzi di storia, di costume, di cultura che altrimenti andrebbero perduti e dimenticati. Il collezionismo è un vero e proprio sentimento, che si esprime attraverso l’amore per un determinato tipo di oggetto. Certo, come ogni sentimento, questo può sfociare anche in vere e proprie patologie, vere e proprie manie che possono indurre, in casi estremi, anche a commettere degli illeciti, pur di ottenere l’oggetto dei propri desideri.
Dunque, collezionare sì, ma in modo sano e lecito.

sabato 19 aprile 2008

Individuazione della datazione

Stabilire la data esatta di produzione di un santinoè impresa ardua. Gli stampatori delle case editrici, antiche e non, non usavano indicarla. Molti confondono la data dell’imprimatur con l’anno di produzione. Nulla di più errato. L’imprimatur che si trova sul verso nella parte inferiore, sotto la preghiera, non è altro che l’atto giuridico-amministrativo con il quale la Chiesa, fino al 1983 ( anno in cui tale prescrizione è stata abolita), permetteva la stampa e la circolazione delle immagini religiose. In pratica, chiunque in passato, editore o tipografo che fosse, volesse stampare e diffondere una determinata immagine a carattere religioso, era tenuto a chiedere e ottenere dall’autorità ecclesiastica l’autorizzazione o l’approvazione. Nell'immaginetta sottostante si può notare, all'angolo inferiore sinistro, cerchiata, la seguente dicitura A. Bertarelli, Milano - 1898

Tra i principali criteri di individuazione si possono indicare:

  • il materiale di produzione utilizzato dagli editori o dal produttore, in un dato periodo storico ( pergamena, carta sottile, cartoncino, cartariso, lamella di legno, tessuti vari);

  • lo stile (kitc, raffaellita, liberty, etc.) e il livello di diffusione.

  • la tecnica di stampa ( xilografia, acquatinta, bulino, litografia, inchiostro di seppia, off-set, etc.);

  • il nome della casa editrice e/o dell’incisore (Turgis, Bouasse-Lebel, Koppe, Benzinger, S.L.E., A.R., etc.).

  • eventuale data scritta a mano sul verso dell’immaginetta, o altri scritti che possono aiutare a identificare il periodo;

A questi, importanti ma per nulla tassativi ed esaustivi, si aggiungono tanti altri elementi. Certamente, allo scopo, è importante conoscere la storia dell’immaginetta religiosa e le varie tecniche e gli stili adoperati dai produttori. Lo stile liberty, ad esempio, è noto che si sviluppò fra la fine del secolo XIX e i primi decenni del XX. Le “telate” si diffondono negli anni ’20, mentre “seppiate” o quelle al bromuro hanno la loro maggiore diffusione negli anni ’30.

In alcuni casi, la data di stampa corrisponde alla data ufficiale in cui sono state concesse le indulgenze dal Papa, o quantomeno non dovrebbe essere stata stampata prima di tale periodo.

È agevole, invece, individuare almeno il periodo di quelle immaginette raffiguranti santi, la cui canonizzazione è avvenuta nel XX secolo: si pensi a Santa teresa di Lisieux, a Santa Francesca Cabrini o, più recentemente, a Padre Pio.

venerdì 11 aprile 2008

Canivets


Tra i pezzi più ricercati dai collezionisti di immaginette religiose, al primo posto, ci sono i canivets. Si tratta, come tutti sanno, di santini manufatti, intagliati a mano mediante il canif , un temperino utilizzato nei conventi. Al centro è posta una miniatura raffigurante il soggetto; il tutto dipinto a mano.

Nascono in Germania intorno agli inizi del XVI secolo, si diffonderanno poi anche in Francia, in Olanda e in Italia.

Ricercatissimi, dicevo, dai collezionisti e dai cultori di santini, il loro valore di mercato può variare da Euro 150 fino ai 1500-2000. Il motivo di tale “preziosità” si spiega col fatto che siamo di fronte a dei pezzi unici; essendo realizzati a mano non esiste un pezzo perfettamente identico all'altro.

I materiali utilizzati per la loro realizzazione sono naturalmente la pergamena o la carta.

Meno diffusi di quelli di area tedesca e fiamminga sono i canivets di produzione francese. Ancora più rari quelli italiani.

La loro produzione finirà intorno alla metà del XIX secolo, quando saranno prodotti meccanicamente (le punzonate o merlettate sulpiciane non sono altro che una riproduzione meccanica dei canivets).

(L'immaginetta riprodotta in alto fa parte della mia collezione privata)

domenica 6 aprile 2008

Come riconoscere i Santi

E' importante per il collezionista e per il cultore in genere saper riconoscere il soggetto raffigurato. Ciò non è sempre facile. Esistono, da sempre, dei criteri di individuazione che si basano sui cosiddetti “attributi”.

L'attributo “è un elemento legato o alla vita o alle imprese o alla morte del santo o alla categoria di persone poste sotto la protezione del santo che permette una immediata individuazione del personaggio” (G.Cappa Bava – S. Jacomuzzi).

Può trattarsi di un simbolo, di un animale, di un oggetto o una persona.

Distinguiamo un attributo principale, ovvero caratterizzante sempre e immutabilmente il soggetto, da un attributo secondario, cioè non specifico.

Alcuni esempi possono essere chiarificatrici.

San Luca Evangelista ha come attributo principale il bue e come attributo secondario il libro; San Giorgio ha come attributo principale il drago e come secondario la principessa, ma anche la lancia o la spada; San Marco Evangelista si riconosce per il leone alato (attributo principale) e per il libro (secondario), mentre San Zeno Vescovo – per citare un Santo poco noto – si riconosce per il pesce (principale) e il drago o il demonio (secondari).

E' ovvio che non basta l'individuazione degli attributi. Studiare la biografia del Santo aiuta moltissimo a riconoscerne anche l'iconografia.


giovedì 3 aprile 2008

Collezionismo e quotazioni

Il collezionismo dei santini ha radici piuttosto lontane. Pare che uno dei più antichi collezionisti di cui si abbia memoria fosse un notaio di Parma, tale Jacopo Rubieri, vissuto intorno alla metà del 1400.

Tuttavia, a differenza di altre forme, il collezionismo dei santini o di immaginette non ha ancora assunto le caratteristiche tipiche di altre tipologie, prime fra tutte la filatelia e la numismatica, per fare degli esempi.

Si pensi ai cataloghi. Quelli esistenti, seppure utilissimi nella individuazione dei periodi e delle caratteristiche, si limitano a riprodurre i pezzi esposti nelle varie mostre.

Una carenza importante considero il fatto che nessuna delle pubblicazioni esistenti riporti quotazioni di mercato e il valore collezionistico dei pezzi (in primis il grado rarità). Non è un dato irrilevante. Conoscere il reale valore di mercato, può aiutare, o meglio ancora, mettere in guardia il collezionista, o l'appassionato che volesse acquistare un pezzo, da eventuali truffe. Ricordo qualche anno fa un antiquario che aveva venduto un santino popolare degli anni venti, fustellato, il cui valore all'epoca non superava le Lire 1000, alla considerevole somma di Lire 100.000 (pari a circa € 50,00 di oggi). Si pensi che oggi il suo prezzo oscilla da Euro 1,50 ai 3,00.

Attualmente, mercatini e aste on line (ebay) costituiscono dei punti di riferimento importanti, ma non assoluti, per la determinazione delle quotazioni. Naturalmente c'è da stare molto attenti, in particolare per quanto riguarda gli acquisti sul web, dove non è possibile “toccare con mano” il pezzo che ci interessa.

In rete si possono fare davvero acquisti interessanti, ma la cautela è d'obbligo.